mercoledì 3 giugno 2009

...e se in Italia ci fosse la guerra e in Afganistan la pace...


..che faremmo per i nostri bambini? Io credo che sia semplicemente una questione di ribaltare, con la mente, le cose oppure, altrettanto semplicemente, pensare che tutti i bambini del mondo sono figli della stessa umanità...è semplice no?!?
L'altra sera all'ostello ci si rideva per le mie "pubblicità progresso" e, sono sicura che molti diranno: "Ma come, prima parlava solo della Palestina ora è l'Afganistan..." Beh la cosa non cambia e nel cuore ho i bimbi palestinesi come quelli afgani...I BAMBINI DELLA TERRA e si ci fossero bambini in difficoltà su Marte anche quelli!
Onestamente mi fa abbastanza rabbia vedere servizi alla TV di donne che si fanno inseminare in tutti i modi possibili e, magari, pure in età da nonne, quando il mondo è pieno di bambini che hanno bisogno di mamme. Penso che sia un enorme egoismo che non meriti servizi...riporto qui un articolo trovato in internet su cosa stanno facendo nella mia amata Venezia...pensateci su e, se potete, fate qualcosa...è semplice no?!?

Tanti bambini e sempre più piccoli

Mestre.
Arrivano da soli, nascosti dentro i camion, legati ai semiassi dei tir, dentro le celle frigorifere stipate di cassette di arance sui traghetti che ogni giorno salpano dai porti della Grecia per attraccare a Venezia e a Marghera. Rischiano la vita in fuga dall’inferno. Sono i nuovi profughi, quelli bambini, che scappano dai conflitti dell’Afghanistan, spesso allontanati dagli stessi genitori che così sperano di offrire loro un futuro migliore.
Un fenomeno che sta assumendo dimensioni emergenziali e che in questa settimana si è mostrato in tutta la sua gravità. In tre giorni, fra mercoledì e venerdì, undici i migranti con un’età compresa fra i sette e i sedici anni, intercettati dalla polizia di frontiera durante le operazioni doganali o lungo la tangenziale “scaricati” alla prima piazzola di sosta dall’autoarticolato che li trasporta.
I minori non accompagnati, sia che abbiano o meno i requisiti per richiedere lo status di rifugiato politico, non possono essere respinti: la legge nazionale e quella comunitaria impone di proteggerli.
A restituire le esatte dimensioni del fenomeno sono i numeri, o meglio il loro raffronto. Fra gennaio e marzo del 2007 e del 2008 il centro di prima accoglienza di riferimento, ricavato all’interno dell’ex Forte Rossarol a Tessera e gestito dalla cooperativa Coges con il Comune e con l’associazione “Don Milani”, ha registrato l’ingresso di cinque o sei baby clandestini. Ora nel giro di poco più di un mese lo stesso complesso ha dovuto far fronte all’ospitalità di trenta nuovi orfani di guerra, saturando così gli alloggi. Tanto che venerdì tre dei sei ragazzini, – tre curdi iracheni e tre afghani fra i 9 e i 13 anni – sono stati dirottati in una comunità di Padova.
«Qui siamo attrezzati per 45 posti e se il flusso di arrivi mai stato così incessante non si blocca non so proprio come faremo» ammette preoccupato Renato Mingardi, responsabile organizzativo della struttura veneziana. «Il nostro progetto, denominato “I care” – continua – è scattato due anni allo scopo di offrire un’occasione di crescita e di riscatto esistenziale, sociale e occupazionale ai migranti che dimostrino la volontà di fermarsi nel nostro territorio. E la capienza ricettiva è stata studiata in base allo “storico” censito. Mai ci saremmo immaginati un picco del genere e soprattutto un abbassamento così repentino dell’età. Un conto infatti è accogliere un adolescente di 16-17 anni. Altre sono le necessità di un bimbo di sette od otto anni».
Storie uguali e diverse, comunque di infanzia negata, quelle che si incrociano sulla stessa rotta che da Patrasso, via Igoumenitza, portano in laguna in questo inizio 2009.
Su tutte quella di Anàs, afghano di etnia Pashtun, di appena otto anni: «Ditemi la strada per andare in Austria» ha chiesto al mediatore culturale con cui è stato messo in contatto. Mirways, sedici anni, afghano di etnia Hazara, aveva già tentato di entrare in Italia attraverso lo scalo di Ancona, ma una volta scoperto è stato respinto senza appello e contro la normativa: in patria suo padre è stato fucilato, il primogenito lapidato. Gli ultimi a essere accompagnati a Tessera sono due fratelli: Hashmatallah di 14 anni e Mohmadajmal di 7, afghani Pashtun. La squadra mobile di Venezia sta indagando per capire tutti questi arrivi rispondano o meno a un preciso disegno criminale.
Anche ieri, altri due clandestini: essendo adulti sono stati affidati al comandante della nave Ikarus Palace che li ha riportati nella penisola ellenica.

Monica Andolfatto

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