domenica 23 maggio 2010

il respiro di Dio...


come da anni mi arriva via internet l'omelia del grande, illuminato padre Vannucci....quella per oggi è molto lunga e complessa vi trascrivo qui solo un breve stralcio...così larga, così piena di Spirito così dal "settore destro" del cervello!

Oggi arrivano dei nuovi hospitaleri...il mio entusiasmo lo devo, se lo meritano loro e le amarezze le ricaccerò dentro. L'ostello brillerà con loro e per loro e per i pellegrini che sentiranno quel vento sottile che pervade le cose fatte con amore perchè non sono i muri ma il respiro che si respira qui...che è "a norma" non le leggi degli uomini...

ieri il sito no si apriva...pareva un segno, ora va

(domanda): Vorrei chiedere se l’immagine del respiro nuovo di Dio con cui noi respiriamo è un’immagine poetica o qualcosa che ha riferimento nella realtà.

(padre Giovanni): Non è un’immagine poetica, è un linguaggio necessariamente simbolico, perché le cose profonde del nostro spirito, le esperienze più profonde non le possiamo esprimere altro che con simboli, con immagini, con poesie, col canto, con la musica, con la danza, con tutto ciò che appartiene al settore destro del cervello, non a quello sinistro. Se poi vogliamo fare un ragionamento filosofico, matematico, logico, allora usiamo un altro procedimento, ma non usiamo più la metafora, non usiamo più la poesia, ma usiamo il linguaggio metonimico, cioè il linguaggio esatto, il linguaggio chiaro: 2 + 2 fa 4, questo è facile capirlo.

(domanda); E per riportare in un linguaggio più prosaico il nuovo respiro di Dio, cosa suggerisci?

(padre Giovanni): C’è un grande teologo, Simeone il Nuovo Teologo, che dice ai suoi monaci: “Non ascoltate alcuno che vi parli dello Spirito se non avete la certezza che questi ha raggiunto lo Spirito”. Perché tutte le nostre grandi verità ci sono date perché vi possiamo partecipare e partecipandovi allora nasce un nuovo linguaggio che viene compreso da tutti. Il linguaggio poetico di Hölderlin è comprensibile da tutti; il linguaggio di un grande matematico non è comprensibile da tutti: perché la verità vitale e vivente dal poeta è raggiunta attraverso una sua esperienza, un suo contatto diretto. Così lo spirito dell’uomo religioso, che ha avuto un’esperienza profonda delle verità che annuncia, acquista una capacità di esprimere, di comunicare agli altri quello che lui ha sentito nel profondo della sua coscienza e soprattutto nella trasfigurazione del suo essere personale. Non c’è altra possibilità. Il linguaggio razionale dei teologi ci lascia del tutto indifferenti. Potete leggere il trattato De Spiritu Sancto di tutti i teologi, dai primi fino ai più moderni, e rimanere indifferenti. Entrate in chiesa, dove c’è quel bellissimo canto composto da un monaco benedettino inglese - Langton si chiamava, mi sembra - “Veni Sancte Spiritus” e vi prende, perché in quelle parole è trasfusa un’esperienza, in quelle parole è rimasto attaccato un fuoco, che senti, e nella parola e nel canto.

Nessun commento: