martedì 1 giugno 2010

dall' "ultim' ora" di BOCCHE SCUCITE


...da Don Nandino Capovilla ricevo regolarmente "Bocche scucite" trascrivo qui...leggete!

Ci siamo svegliati e abbiamo seguito, attoniti, le
scarse immagini provenienti dalla carneficina nelle
navi. Abbiamo saltato da un comunicato all'altro tra
quelli tempestivi inviati dalla società civile di tutto il
mondo. Abbiamo sussultato di fronte alle laconiche esternazioni di molti politici...
… e siamo corsi in piazza, nelle tante piazze italiane che si sono riempite di voci sdegnate e tristi
che si domandavano: perché? Perché l'ennesimo crimine, l'ennesimo insulto al diritto
internazionale? Abbiamo usato tutti i mezzi di comunicazione a nostra disposizione per avere
notizie, per capire quello che la gente in Cisgiordania e a Gaza esprimeva in queste ore concitate.
Tanti nostri amici che vivono laggiù volevano raccontarci e raggiungerci con un commento o un
sospiro. Infine, quando il buio aveva raggiunto anche le coste di quella Striscia lambita dal sangue
di civili innocenti, abbiamo potuto registrare le parole precise e chiarissime di una 'Boccascucita'
speciale.
Un bagno di sangue
Intervista esclusiva a Filippo Landi
31 maggio 2010
Come hai definito oggi questo massacro nei
tuoi servizi alla TV?
C'è una responsabilità politica, oltre che dei
militari che hanno compiuto quest'azione.
Talvolta capita che sui militari, che comunque
hanno le loro responsabilità, si scarichino
problemi politici. Quello che è in discussione
è il blocco economico e anche umano di Gaza.
Si è cercato di far risolvere impropriamente ai
militari la determinazione dei politici
israeliani a mantenere questo blocco. Ho
cercato di far comprendere come questi due
elementi, la responsabilità politica e quella
militare, vanno di pari passo.
Era prevedibile un attacco simile?
Purtroppo sì. I politici non volevano dare
l'impressione all'opinione pubblica
internazionale, e soprattutto a quella araba,
che fosse possibile violare il blocco senza il
consenso israeliano. Questa era la
determinazione politica che ha portato a dare
ordine ai militari di intervenire. Certo non era
prevedibile né gli israeliani lo auspicavano un
simile bagno di sangue. Ma quando si affida
ai militari e alle armi la soluzione di certi
problemi, quello che abbiamo visto può
capitare, non può essere escluso.
Israele come poteva non prevedere una
reazione internazionale?
Penso che Israele non lo prevedesse.
Comunque aveva affidato all'intervento dei
militari la possibilità di risolvere il problema.
La radice di tutto questo è proprio nel cercare
di risolvere con le armi problemi politici. E
nel contempo si fa intervenire i militari in
contesti che non sono loro assolutamente
propri: le immagini di oggi i mostravano
giovani militari che sparavano all'impazzata
contro civili che al massimo teneva in mano
piccoli bastoni. C'era effettivamente una
sproporzione enorme.
Hai notizie dalle navi? Sappiamo che sono
stati fatti dei prigionieri. Ma qui le notizie
non arrivano. Nemmeno i parenti degli
italiani presenti nelle navi erano aggiornati
sulle condizioni dei loro congiunti.
Nel giro di poche ore credo che questi aspetti
si chiariranno. Ma come durante operazione
Piombo fuso, Israele ha cercato innanzitutto di
tenere i giornalisti lontani dai luoghi da dove
si potevano raccogliere informazioni. . Tutti
gli internazionali sono stati sbarcati al porto di
Ashdod. Si è creata confusione, ad alcuni è
stato imposto subito l'ordine di espulsione,
alcuni lo hanno rifiutato, altri hanno rifiutato
di fornire le loro generalità; una trentina,
probabilmente di origine mediorientale, è stata
arrestata e tradotta nelle prigioni israeliane.
La società israeliana come sta vivendo
questi momenti?
Alcuni gruppi giovani e meno, anche al porto
di Ashdod, hanno manifestato a gran voce a
sostegno dei militari israeliani. Piccoli gruppi
di pacifisti hanno protestato invece a
Gerusalemme e nella stessa Ashdod,
denunciando il massacro.
Come sta reagendo la gente di Gaza, che
solo ieri era in festa, nell'attesa dei
pacifisti? E nei Territori Occupati della
West Bank?
La reazione è ovunque di rabbia e di protesta.
Cosa potrebbe davvero ora fare la
comunità internazionale?
Forse non farà granché nei confronti di
Israele. Si cercherà di mettere da parte i fatti
di oggi. Ma molti all'interno dei governi
occidentali e della diplomazia internazionale
si renderanno conto che esiste un problema a
Gaza e a Gerusalemme e che non può essere
eluso. Inoltre un grosso problema ora è
rappresentato dai rapporti tra Israele e la
Turchia, che era uno dei pochi Paesi dell'area
mediorientale ad avere finora rapporti
diplomatici con Israele. Oggi questi rapporti si
sono notevolmente incrinati. Questo è un
contraccolpo politico rilevante e importante,
tenendo conto che la Turchia è un membro
della Nato e uno Stato potente nella regione.

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