giovedì 17 novembre 2011

Santa Elisabetta d'Ungheria...e le donne laiche francescane



Oggi è la sua festa e questa santa ungherese mi fa venire in mente la sua terra e il Cammino sui suoi passi da là alla Turingia che ho scoperto esistere quando sono stata all'incontro dei Cammini Europei in Ungheria. Bella figura di donna! Quante sono state le donne francescane notevoli specialmente all'inizio della storia del francescanesimo, laiche, consacrate, nascoste o in vista, tutte donne appassionate e forti in tempi in cui le donne contavano meno di nulla.
Vi avevo detto che avrei scritto oggi quello che qui sta succedendo, non ne ho voglia ma ve lo devo.
Dunque...LA RUAH...di nuovo, e con la stessa modalità dell'ultimo momento dopo tante parole e tante promesse, è sfumata la casa che poteva divenire il "Nostro luogo", non ve ne avevo parlato per non illudervi e non illudere me stessa, questa volta volevo dire "gatto quando era veramente nel sacco" e, dal sacco...è uscito anche questo di gatti.

Avevo trovato una casa che non era come la prima, molto più piccola, con meno spazzi utili, con più problemi ma ...si poteva fare, aveva prospettive di ampliamento già approvato e...si poteva fare...
Tante chiacchiere intercorse fra me e la proprietaria, tanti voli sulla bellezza del nostro progetto, tanti farò, faremo, aiuterò, ci credo, ma poi...la paura subentra, non si ha il coraggio di avere, di dare fiducia, si propone un affitto esorbitante...si poteva fare comunque ma...la paura è tanta e le chiacchiere dimenticate (perchè sempre e solo di chiacchiere si tratta e ci si sbrodola addosso pensando cose generose credendo che basti pensarle e non metterle in pratica...ma cosa mi dovevo aspettare? Questa è una città che di chiacchiere alate ne fa tante...) e allora si fugge...e una mia telefonata fiduciosa, dovevamo firmare il contratto a giorni, riceve una risposta del tipo: "Io devo essere sicura che paghiate...ho bisogno di una fideussione..."...ho detto due cose in croce, stufa di chiacchiere, e poi non ce l'ho fatta più e ho buttato giù il telefono dicendo: "Tientela la tua baracchetta, non ne ho bisogno!"
No, di quella baracchetta non ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di qualcuno che capisca, che si fidi, perchè noi siamo degni di fiducia e lo abbiamo provato, i 5 anni dell'ostello sono la prova e, come dicevo alla proprietaria: "immaginati se facciamo tutto questo, se ci mettiamo così in vista, se siamo così pubblici per poi non pagare!"
Ma la paura è grande, la paura è demoniaca, la paura si insinua nelle menti e nei cuori e esseri come Chiara e Francesco piacciono tanto-loro che non avevano paura- ma si dimentica che hanno fatto tutto quello che hanno fatto, si dimentica che ne parliamo ancora dopo 800 anni solo perchè...NON AVEVANO PAURA!
Che danno immane la storia, la Chiesa ha fatto mettendoli lassù, sempre più su, riducendoli a "santini" inimitabili, santi da pregare non da seguire perchè, per seguirli, si deve avere Coraggio che è il padre della Fiducia e sposo della Fede...
Bello leggere del coraggio di una principessa che rinuncia al suo rango per la sua fede, bello pensare a una Chiara, ad Agnese di Boemia che combattono con dei Papi per le loro idee, bello pensare a donna Jacopa che sistema gli affari di famiglia e ritorna ad Assisi per morirvi da povera...oh sì bello! ...ma i tempi non sono poi molto cambiati, i poteri ci stanno schiacciando in maniera meno visibile ma non meno potente e, la paura, in tutte le sue forme, è usata come veleno soporifero che addormenta le coscienze...c'è la crisi, meglio stare fermi, meglio mettere i soldini sotto il materasso, meglio non rischiare nulla, meglio accumulare per tempi diversi, meglio non fidarsi, meglio pensare solo a se stessi...c'è persino gente che io credo faccia figli solo per avere la scusa poi di dire: "Ho figli devo pensare a loro"...e tutti a dare loro ragione...ci sono anche quelli che fanno conventi per la stessa ragione e..."devono pensare ai loro" ...c'è la crisi...
Quali tempi?! Io conosco un solo tempo certo, quello della mia morte, quello della morte di tutti che porterà via tutto, anche le baracchette, anche i mucchietti di soldi messi da parte per..i figli-scusa, anche i conventi ricchi in nome della povertà, anche tutte le false sicurezze che ci intorpidiscono l'anima, per una buca dove essere sotterrati...che sempre buca è anche se si sono spesi soldi per farla bella.
Ma no! Conosco anche un altro tempo...quello dello spreco di tempo, quello di tutto quello che si poteva fare e non si è fatto; quello del coraggio che non si è avuto e che ci ha fatto arretare, fermare ed invece, magari, quel coraggio ci avrebbe fatto aprire porte impensate; quello di un luogo chiuso e inutile che si è chiuso perchè: "Non-me-la sento-più". Credo che di questo tipo di tempo se ne renderà conto...non immagino un Dio che giudica, oh no! Lui è Misericordia infinita, mi immagino il film della vita riavvolto nell'ultimo istante dove, questo tempo, appare come un fotogramma vuoto e...non ci sarà più tempo per riempirlo perchè...i giochi sono fatti e la roulette si è fermata!
In questi giorni farò il bilancio, i conti, degli incassi e spese dell'Associazione e poi vi informerò.Cari soci che avete avuto fede..il vostro denaro è ben riposto, per ora è solo fermo nel conto in attesa di FEDE, SPERANZA e CARITA'...io continuo a darmi da fare e sa Dio quanto, a logica umana, dovrei strapparmi i capelli dalla paura per il futuro della mia vita sospesa ad un filo....il Francesco del primo film della Cavani diceva, spezzando una misera pagnotta e dividendola con i suoi primi impauriti fratelli: "Io credo che non dobbiamo avere paura" frase magica che ha condizionato tutta la mia vita, così ricaccio giù la mia umanissima paura del futuro e...vado avanti cercando di pensare alla "Speranza certa" di Francesco...mi vesto e vado a spedire credenziali...ciaoooo
ps: la foto con la frase è stata scattata nella farmacia della Certosa di Trisulti..."ricordati che devi morire..." è stato sempre interpretato in maniera deprimente ed invece è un grido alla vita!
Non "stiamo morendo, lasciateci morire in pace." Che sembra il mantra di tutti, specialmente qui. Mons. Bregantini nel suo magnifico libro dice che la parolaccia più grande del mondo è oramai e, tutto quello che non faccio e potrei fare, aggiungo io, è nell'ordine dell'oramai. Qui sotto la vita di una persona coraggiosa...che, forse, è stata fatta santa per renderla diversa da tutti...irragiungibile e mettersi a posto la coscienza..."Lei è santa mica posso essere come lei! allora sai che faccio, la prego e così mi fa da intermediaria." Io ho un'altra idea e credo che il rapporto con Dio sia one to one attraverso l'uso dei miei talenti, (Lui delle nostre chiacchiere, delle nostre preghiere non seguite dai fatti non se ne fa nulla) pochi o tanti che siano poco importa, qui, dove sono per quello che sono e anche con i soldi che ho che sono un'energia che se non viene usata per il bene, automaticamente viene impiegata dal male, il male di non usarli se non altro...il metterli nella buca...se ne parlerà domenica e, in coscienza, come la spiegheranno tutti coloro che di quella buca hanno fatto la loro dimora sicura e caldina?!? ...e la buca dove finiranno insieme ai talenti dove i vermetti giocheranno ridendosela con le monetine?!


A quattro anni di età è già fidanzata. Suo padre, il re Andrea II d’Ungheria e la regina Gertrude sua madre l’hanno promessa in sposa a Ludovico, figlio ed erede del sovrano di Turingia (all’epoca, questa regione tedesca è una signoria indipendente, il cui sovrano ha il titolo di Landgraf, langravio). E subito viene condotta nel regno del futuro marito, per vivere e crescere lì, tra la città di Marburgo e Wartburg il castello presso Eisenach.
Nel 1217 muore il langravio``di Turingia, Ermanno I. Muore scomunicato per i contrasti politici con l’arcivescovo di Magonza, che è anche signore laico, principe dell’Impero. Gli succede il figlio Ludovico, che nel 1221 sposa solennemente la quattordicenne Elisabetta. Ora i sovrani sono loro due. Lei viene chiamata “Elisabetta di Turingia”. Nel 1222 nasce il loro primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: nel 1224 Sofia e nel 1227 Gertrude. Ma quest’ultima viene al mondo già orfana di padre.
Ludovico di Turingia si è adoperato per organizzare la sesta crociata in Terrasanta , perché papa Onorio III gli ha promesso di liberarlo dalle intromissioni dell’arcivescovo di Magonza. Parte al comando dell’imperatore Federico II.``Ma non vedrà la Palestina: lo uccide un male contagioso a Otranto.
Vedova a vent’anni con tre figli, Elisabetta riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età , oppure entrare in un monastero come altre regine , per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera , a scelta. Questo le suggerisce il confessore. Ma lei dà retta a voci francescane che si fanno sentire in Turingia , per dire da che parte si può trovare la “perfetta letizia”. E per i poveri offre il denaro della sua dote (si costruirà un ospedale). Ma soprattutto ai poveri offre l’intera sua vita. Questo per lei è realizzarsi: facendosi come loro. Visita gli ammalati due volte al giorno, e poi raccoglie aiuti facendosi mendicante. E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova, di laica.
Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti:” Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito“. Collocava la sua dedizione in una cornice di normalità, che includeva anche piccoli gesti “esteriori”, ispirati non a semplice benevolenza, ma a rispetto vero per gli “inferiori”: come il farsi dare del tu dalle donne di servizio. Ed era poi attenta a non eccedere con le penitenze personali ,che potessero indebolirla e renderla meno pronta all’aiuto. Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando pure al ritorno in Ungheria, come``vorrebbero i suoi genitori, re e regina.
Muore in Marburgo a 24 anni, subito “gridata santa” da molte voci, che inducono papa Gregorio IX a ordinare l’inchiesta``sui prodigi che le si attribuiscono.``Un lavoro reso difficile da complicazioni anche tragiche: muore assassinato il confessore di lei; l’arcivescovo di Magonza cerca di sabotare le indagini. Ma Roma le fa riprendere. E si arriva alla canonizzazione nel 1235 sempre a opera di papa Gregorio. I suoi resti, trafugati da Marburgo durante i conflitti al tempo della Riforma protestante, sono ora custoditi in parte a Vienna. E’ compatrona dell’Ordine Francescano secolare assieme a S. Ludovico.

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